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SPIRITI MAGNI: EUGÈNE IONESCO POETA INSOSPETTATO

Eugen Ionescu, rumeno di Slatina (1909) e passato alla storia della drammaturgia come Eugène Ionesco, comprò il manuale di conversazione dal francese all’inglese per principianti, e da ciò nacque

quel testo paradossale che intitolò “La cantatrice calva”, il primo dramma dell’assurdo che lessi immerso nello sconcerto assoluto. E l’interesse mi spinse a procurarmi l’opera sua completa. Mi colpì in particolare “La lezione”, per la sua comicità nera; al punto che lo misi in scena per ben tre volte, con attrici diverse, tutte bravissime. In una delle versioni, la seconda, mi azzardai a interpretare io stesso la figura del professore. Mi affascinava la bizzarra personalità di questo vecchiotto macilento, timido, quasi complessato, che via via riacquista vigore e protervia mentre esamina l’allieva, fino al punto di soverchiarla, di infierire, accanendosi, e stuprarla; quindi, in preda a parossismo, di ucciderla con un coltello immaginario, e regredito all’imbecillità, subire la ramanzina della sua governante-virago, pronta però a perdonarne gli eccessi da ragazzino impenitente che ha appena commesso una marachella, e ad occultare l’ennesimo cadavere, mentre la prossima studentessa suona il campanello, in un incessante turn over. Credo sia stata per me la prova teatrale più impegnativa (anche per l’estrema difficoltà di memorizzazione) accanto a quella del padre nei “Sei personaggi” di Pirandello e dell’Edipo di Sofocle (durante un monologo, ebbi un black out terrificante: non ricordavo una parola, la suggeritrice era alle prime armi, e mi fu di inceppo più che d’aiuto; risolsi grazie all’escamotage di prolungare l’edipico lamento, brancolando per il palco, fino a raggiungere il salvifico leggio a cui, benché “cieco”, riuscii a dare una furtiva sbirciatina – probabilmente mi venne in soccorso la laica provvidenza). Ho amato impulsivamente Ionesco, ma ero lungi dall’immaginare una sua fase poetica, finché non è intervenuta Oana Lupascu a parlarmene. Ed a svelarlo a voi.

 

Armando Saveriano

È stato per un puro caso fortunato che mi sono imbattuta in una poesia di Eugène Ionesco. Non avrei mai sospettato che questo noto e apprezzato autore teatrale avesse scritto anche dei versi. Cosa assolutamente inaspettata quanto fortuita e altrettanto poco scontata. Ho scoperto queste vere perle della sua penna composte in lingua romena e mi sono proposta di farle conoscere a chi, come me, ne era all'oscuro. È stata con vera gioia che le ho potute leggere in originale e ancor di più mi ha gratificato il fatto di poterle tradurre in italiano.

La maggior parte di queste brevi ma splendide poesie fanno parte dell'Antologia "Aceşti mari poeți mici", ("Questi grandi piccoli poeti") raccolta di testi poetici, componimenti poco conosciuti di altrettanti poeti dimenticati o poco divulgati fino ad ora, che è stata pubblicata in Romania da Mihai Rădulescu*.

Sfortunatamente non ho trovato molto materiale di studio riguardante questo argomento e nemmeno sono riuscita a visionare questa antologia, ma ovviamente mi ripropongo di approfondire in futuro l'argomento.

Questo nella fretta di far conoscere questi versi inattesi, vagabondi, sconosciuti ai più che finalmente si sono fatti conoscere da me come una vera "rivelazione" e di poterli proporre immediatamente a chi, come me, ha sete di novità e che amerà sicuramente Ionesco anche sotto questa nuova luce di Poeta a tutti gli effetti.

 

* Mihai Rădulescu (n. 15 maggio 1936 – d. 20 gennaio 2009) è stato uno scrittore, poeta, insegnante, storico della detenzione romena sotto il regime comunista, armenologo, ricercatore nel settore delle arti plastiche e anche editore romeno.

 

Oana Lupascu

Poesie di Eugène Ionesco (traduzione Oana Lupascu)

Rugă

 

Un mic soare, Doamne,

Pentru sufletul meu.

Doamne, eu sunt o frunză,

Eu sunt o nucă,

Sunt un broscoi speriat,

Sunt o vrabie rănită.

Mi-au furat toate cuiburile.

M-au ajuns toate prăştiile.

Doamne mic, ridică-mă,

Şi fă-mă fericit.

Ca pe boii cu coarne nevinovate,

Ca pe câinii cu ochii de îngeri,

Ca pe nenuferi,

Ca pietrele prietenele.

 

 

Preghiera

 

Un piccolo sole, Dio,

Per la mia anima.

Dio, io sono una foglia,

Io sono una noce,

Sono un rospo spaventato,

Sono un passero ferito.

Mi hanno rubato tutti i nidi.

Mi hanno raggiunto tutte le fionde.

Dio piccolo, alzami,

E rendimi felice.

Come i buoi con corna innocenti,

Come i cani con occhi di angeli,

Come le ninfee,

Come le pietre amiche.

 

Florile

 

Florile culese în pahare plâng

Și visând la fluturi, la livezi cu soare

Florile culese în pahare mor.

 

Tristele potire picură-așa jalnic

Pete de lumină.

Lunca toată crede că sunt doar petale.

Numai eu știu însă că sunt lacrimi grele,

Sfărmături de suflet.

 

Un bondar le-aduce vești de la surori.

Crește nostalgia veștedelor flori.

 

Florile culese, florile de câmp

Mor de nostalgie, mor visând la fluturi,

La livezi, la soare.

 

8 aprilie 1929

 

I fiori

 

I fiori raccolti nei bicchieri piangono

E sognando farfalle, frutteti assolati

I fiori raccolti nei bicchieri muoiono.

 

Le tristi corolle sgocciolano penose

Macchie di luce.

Il prato tutto pensa che siano solo petali.

Solo io so che sono grosse lacrime,

Schegge dell'anima.

 

Un calabrone porta loro notizie dalle sorelle.

Cresce la nostalgia dei fiori appassiti.

 

I fiori raccolti, i fiori di campo

Muoiono di nostalgia, muoiono sognando farfalle,

Frutteti al sole.

 

8 aprile 1929.

"Moartea păpuşii"

 

A murit de congestie pulmonară,

Păpuşa madonă de ceară.

Păpuşile la căpătâi s-au strâns

Cu ochii ficşi, sclipind a plâns.

Biserica de mucava pentru pitici

Plânge cu dangăte slabe şi mici.

Sicriul de carton e pregătit

Pe drumul de hârtie convoiul a pornit,

Cai de lemn şi dric de ciocolată,

Popa cu barbă de vată.

Un arlechin cu haine bizare

Şi sora madonei mai mare.

Unui pierrot rămas în drum

Îi curg tărâţele din coate,

Şi-abia se mai aude cum

Clopotul stinse sunete scoate.

 

"La morte della bambola"

 

È morta di congestione polmonare,

La bambola madonna di cera.

Le bambole si sono radunate al capezzale

Con occhi fissi, lucenti di pianto.

La chiesa di cartapesta per nani

Piange con suoni di campana flebili e corti.

La bara di cartone è già pronta

E il convoglio è già partito sul sentiero di carta,

Cavalli di legno e caro funebre di cioccolato

Prete con barba di ovatta.

Un arlecchino con vestiti strani

e la sorella più grande della morta.

Ad un pierrot rimasto indietro

Cola la segatura dai gomiti,

E si sentono appena i suoni spenti della campana

 

Elegie

 

Prietene, să plâgem                                                                                         

o lacrimă va fi pentru frunza galbenă

o lacrimă pentru trandafirul scuturat,        

o lacrimă pentru fata  moartă 

o lacrimă pentru durerea fiecărui om

 

o lacrimă pentru fiecare piatră

pentru fiecare pom                                                                                

pentru fiecare stea

şi pentru Ideal

 

 

Elegia

 

Amico, piangiamo

una lacrima sarà per la foglia gialla

una lacrima per la rosa sfiorita,

una lacrima per la ragazza morta

una lacrima per il dolore di ogni uomo

 

una lacrima per ogni pietra

per ogni albero

per ogni stella

e per l'Ideale

Elegie pentru păpușa cu tărâțe

 

 

S-a sfărâmat.

Păpușa era o păpușă caraghioasă.

Mişca piciorul drept,

Când trăgeai sfoara stângă,

Și piciorul stâng,

Când trăgeai sfoara dreaptă.

Acum nu mai mișcă nimic

Și nimeni nu poate face nimic.

Nimeni nimic.

Gata.

Ea are ochiul bleg și plângăreț,

Gura strâmbă,

Și din cot și din cap și din gât:

Tărâțe, tărâțe, tărâțe.

N-avea numai tărâțe în ea.

Sângele s-a scurs și nu s-a văzut

Dar viața a rămas sugrumată.

Și vârâtă aici printre paie,

Printre zdrențe,

Printre lemne,

Sub pupila bleagă de cârpă

Nu este pentru nimeni un păcat.

Păpușa era o păpușe caraghioasă

Și julită la nas.

 

Elegia per una bambola di pezza

 

Si è spezzata.

La bambola era una bambola buffa.

Muoveva la gamba destra,

Quando tiravi lo spago di sinistra,

E la gamba sinistra,

Quando tiravi lo spago destro.

Adesso non muove più niente

E nessuno può fare niente.

Nessuno niente.

Basta.

Ha l'occhio floscio e piangente,

La bocca storta,

E dal gomito e dalla testa e dal collo:

Segatura, segatura, segatura.

Non aveva solo segatura dentro.

Il sangue è colato e non si è  visto

Ma la vita è rimasta strangolata.

Si è nascosta qui fra la paglia,

Fra stracci,

Fra legna,

Sotto la pupilla molle di stoffa

Non si dispiace nessuno.

La bambola era una bambola buffa

E col naso scrostato.

Baladă

 

I

 

A fost un pitic.

Era prost

Și peltic.

Cu frați buni

Gărgăuni

Rătăcea

Prin văgăuni.

Făcea pipi

Într-o lalea

Și locuia

Într-o stea.

Se răstea

Cu-n vârf de ac

La furnică

Și gândac.

Când mișca

Nu se știa

Dacă-i nasul,

Dacă-i pasul.

 

II

 

O, nătâng pitic,

Făptură de nimic,

Cum de ți-a plăcut

Fata trestioară,

Gura ei de mac,

Șoldul ca un arc,

Când tu te-ai știut

Ființă de ocară?

O, pitic nebun

Fata e în turn.

Îl strivi

Cu degetul mic

Și-l ascunse

În buric.

 

Ballata

 

I

 

C'era un nano.

Era stupido

E aveva la lisca.

Con i fratelli di sangue

Stravaganti

Vagava

Nelle grotte.

Faceva la pipì

In un tulipano

E abitava

Una stella.

Minacciava

Con una punta di spillo

La formica

E lo scarafaggio.

Quando muoveva

Non si sapeva

Se fosse il naso

O se fosse il passo.

 

II

 

Oh, nano stolto,

Essere da poco,

Come mai ti è piaciuta

La ragazza come un giunco,

Dalla bocca come un papavero,

Dal fianco come un arco,

Quando tu ti sapevi

Di essere spregevole?

Oh, nano pazzo

La ragazza è nella torre.

Lei lo schiacciò

Col mignolo

E lo nascose

Nell'ombelico.

Bal

 

Săltau perechi

După un cântec

Foarte vechi,

O, foarte vechi!

Mișcau cuminte

(Un, doi, trei)

Un genunchi

Fără cârcei.

Cum se-nvârteau

Încetinel

Când s-auzea

Un clopoțel

Se apăsau

De subsiori

Și surâdeau

De patru ori.

Când vreun șoc

La un soroc

Oprea în loc

Istețul joc:

Stăteau din trup

Și dau din cap

Și dau din cap.

 

Ballo

 

Saltavano coppie

Seguendo una canzone

Molto vecchia,

Oh, molto vecchia!

Muovevano da bravi

(Uno, due, tre)

Un ginocchio

Senza crampi.

Come giravano

Pianino

Quando si sentiva

Un campanellino

Si stringevano

Sottobraccio

E sorridevano

Quattro volte.

Quando uno choc

Ad un certo punto

Fermava

L'astuto gioco:

Fermano il corpo

E muovono la testa

E muovono la testa.

Cântec

 

Peste apă, peste lut,

Cine oare l-a văzut?

A sărit din stea în stea

Nu-l mai prinde nimenea.

Frați îl caută plângând

Și cu glasul și în gând.

Alb acum el șade sus

În grădină, la Iisus.

 

Canto

 

Sopra l'acqua, sopra l'argilla,

Chi mai l'avrà visto?

Ha saltato di stella in stella

Non lo prende più nessuno.

I fratelli lo cercano piangendo

Con la voce e col pensiero.

Bianco siede ora su

Nel giardino, da Gesù.

Incertitudine

 

Copacii fac semne lungi.

Cui fac semne lungi?

Apele nu îl oglindesc.

Apele pe cine caută?

Vântul se întoarce obosit.

După cine a fugit?

Un om se uită în zare.

Oftează cu ochii în zare.

 

Incertezza

 

Gli alberi fanno dei lunghi segni.

A chi fanno dei lunghi segni?

Le acque non lo riflettono.

Le acque chi cercano?

Il vento ritorna stanco.

Dietro chi ha corso?

Un uomo guarda l'orizzonte.

Sospira con gli occhi all'orizzonte.

Para de carton și vată

 

În țara ceea nu deosebești piatra

de pasăre sau duh:

sunt de vată și carton.

 

Cine vrea își scoate sufletul,

îl pune alături

și-l privește ca pe o ființă streină:

am zărit duhuri de pomi, de păsări, de oameni.

 

Oamenii-păpuși cântă rugăciune mută:

Dumnezeul lor are barbă albă.

Oameni păpuși și duhuri de vată!

Zâmbete de pastă!

Pomi de cauciuc!

Ochi candizi și ficși!

Culorile sunt palide, nu țipă.

Spațiul are doi metri cubi.

Focul e o cârpă roșie și îl iei cu mâna.

 

Para asta a mâzgălit-o, pe carton, un copil.

Copilul visează: nu-l trezi.

 

* Elegie pentru ființe mici, 1931

 

La pera di cartone e ovatta

 

In quel paese non c'è differenza fra pietra uccello o anima:

sono di ovatta e cartone.

 

Chi vuole si toglie l'anima,

la mette accanto

e la guarda come un essere  estraneo:

ho scorto anime di alberi, di uccelli, di persone.

 

Gli uomini-bambole cantano preghiera muta:

Il loro Dio ha la barba bianca.

Uomini bambole e anime di ovatta!

Sorrisi di pasta!

Alberi di caucciù!

Occhi candidi e fissi!

I colori sono pallidi, non gridano.

Lo spazio ha due metri quadri.

Il fuoco è uno straccio rosso e lo prendi con la mano.

 

Questa pera l'ha scarabocchiata, su cartone, un bimbo.

Il bimbo sta sognando: non svegliarlo.

 

* Elegia per esseri piccoli,1931

Elegie

 

Vai, tot sunt

pe pământ.

 

Cerul e-o plasă:

să trec nu mă lasă.

 

Stau și mă-ncovoi

departe de voi.

 

Stau și plâng

în două mă frâng.

 

Stau și gem,

vă chem, vă chem.

 

O, glasul meu prea mic

la voi cum să-l ridic?

 

 

Elegia

 

Ahi, sono ancora

al mondo.

 

Il cielo è una rete:

passare non mi lascia.

 

Sto e mi piego

lontano da voi.

 

Sto e piango

mi spezzo in due.

 

Sto e gemo

vi chiamo, vi chiamo.

 

Oh, la mia voce troppo piccola

come faccio ad alzarla fino a voi?

Fata vedea îngeri.

 

Fata când era la noi, vedea îngeri.

Dar nu sunt îngeri!

Cine vede îngeri!

O, păpușă de ceară!

Popa dădea din cap,

câinele negru și mic lătra, lătra,

femeia în doliu țipa,

și un domn serios plângea în palme

când privea păpușa de ceară,

își frângea capul în palme

când privea păpușa de ceară.

Alb, alb, apoi.

Nu cred în îngeri.

Nici tu?

Nici tu?

Fata când era încă la noi vorbea cu îngerii.

 

 

La ragazza vedeva angeli.

 

La ragazza quando era da noi, vedeva angeli.

Ma non sono angeli!

Chi vede angeli!

Oh, bambola di cera!

Il prete scuoteva la testa,

il cane nero e piccolo abbaiava,

la donna in lutto gridava,

e un signore serio piangeva nei palmi delle mani

quando guardava la bambola di cera,

si rompeva la testa tra le mani

quando guardava la bambola di cera.

Bianco, bianco, dopo.

Non credo negli angeli.

Nemmeno tu?

Nemmeno tu?

La ragazza quando era ancora da noi

parlava con gli angeli.

Elegie

 

Lumea este o mansardă,

urâtă, goală.

 

Florile sunt butuci,

stelele greu le urci.

 

Rătăcesc prin mărăcini,

fără aripi, fără lumini.

 

Îngerii dorm în şanţ,

beţi ca nişte dorobanţi.

 

Semenii mei

nu sunt zmei.

 

O, sunt blegi,

să-i legi.

 

Elegia

 

Il mondo è una mansarda,

brutta, vuota.

 

I fiori sono ceppi,

le stelle difficili da scalare.

 

Sto vagando tra rovi,

senza ali, senza luci.

 

Gli angeli dormono nel fosso,

ubriachi come soldati.

 

I miei simili

non sono draghi.

 

Oh, sono bolsi,

da legare.

Crochiu umoristic

 

Arlechin se simte trist și fără gust de viață.

Astă seară, zâmbetele se preschimbă-n lacrămi.

Nu c-ar voi-o Arlechin: el se strâmbă.

 

Glumele sale: nu mai crede-n ele.

Colombina i-a rămas borțoasă.

Lumina lămpilor s-a-ncețoșat.

Berbeleacurile i-au lăsat cocoașe.

 

Din antologia alcătuită de Mihai Rădulescu

“Acești mari poeți mici”

 

Schizzo umoristico

 

Arlecchino si sente triste e senza voglia di vivere.

Stasera, i sorrisi  si tramutano in lacrime.

Non che lui lo volesse: lui fa le smorfie.

 

I suoi scherzi: lui non ci crede più.

Colombina è rimasta incinta.

La luce delle lampade è annebbiata.

Le capriole gli hanno fatto venir le gobbe.

 

Dall'Antologia "Aceşti mari poeți mici" ("Questi grandi poeti piccoli")

Elegie hârtiei roz

 

O hârtie roz sta: pe un colț de masă

lungă ,albastră şi pătată.

Sarmana hartie roz , pătrată,

singur ințeleg durerea ce te-apasă

(când eşti întotdeauna doare,

om între oameni sau tu, între hartii):

colț rupt te-mpiedică pătrat perfect să fii,

iar suferința o vădeşte lânceda-ți decolorare.

 

Dar, vai, nu am cuvinte

şi nu pot spune,

tuturor, durerea ta:

căci oamenii sunt prea cu minte,

şi prea serioşi, şi savanți prea,

şi ei râd de cautarea vorbei care plânge

toată jalea hârtiuței roz

se blegi, şi stinge.

 

 

Elegia alla carta rosa

 

Un pezzo di carta rosa sta: su un angolo del tavolo

lungo, blu e macchiato.

Povera carta rosa, quadrata,

solo io capisco il dolore che ti pesa

(quando sei uomo tra uomini, o tu tra carte, fa male):

l'angolo rotto ti impedisce di essere un quadrato perfetto,

e il languido scolorimento

dimostra la tua sofferenza.

 

Ma, ahi, non ho parole

e non posso dire,

a tutti, il tuo dolore:

perché gli uomini pensano troppo,

e sono troppo seri, e troppo saputi,

e ridono della ricerca della parola che piange.

Tutto il dolore del pezzo di carta rosa

s'afloscia, e si spegne.

Biografia di Oana Lupascu

Sono nata verso la fine della Seconda Guerra mondiale in un paesino della Transilvania, Mercurea, dove la mia famiglia si era rifugiata da Bucarest per sfuggire ai bombardamenti.

Sono seguiti anni difficili; abbiamo conosciuto il silenzio, le difficoltà.

Ma sono stati anche anni importanti per la mia formazione futura.

Ho studiato lingue straniere che mi hanno aperto orizzonti che per anni mi sarebbero stati chiusi.

Ma devo riconoscere che ho avuto la fortuna di seguire un iter scolastico e universitario di prim'ordine.

Liceo "Vasile Alecsandri" e Università di Bucarest, rimangono capi saldi della mia formazione culturale e professionale che ho poi perfezionato conseguendo la Laurea in Lingue e Letterature Staniere nell'Ateneo di Bologna, dove ho sostenuto una tesi su "Gli 'Haïducs' nell'opera di Panait Istrati" (conosciuto in Italia soltanto per il suo romanzo "Chira Chiralina" - Feltrinelli Editore)

In seguito ho insegnato in varie scuole di Bologna e provincia e ora sono felicemente pensionata.

Dico felicemente, perché così posso dedicarmi a tempo quasi pieno alla poesia che ho riscoperto in tarda età, pur avendo io sempre apprezzato e ammirato i poeti noti e meno noti del panorama internazionale.

Frutto di tutto questo è la mia prima silloge "Mai come me" che ha visto la luce nel giugno 2020.

Ho anche collaborato per più di 15 anni con l'OPEF (Office de Promotion de l'Édition Française) in occasione della Fiera del libro per i ragazzi di Bologna.

Ho collaborato con la Casa Editrice Gründ, in occasione della pubblicazione del volume "Contes Roumains" di cui ho rivisto integralmente il testo francese.

Ho fatto spesso anche traduzioni da e nelle lingue che conosco: francese, inglese, russo e romeno.

Attualmente faccio conoscere le mie poesie in Facebook dove faccio parte di più di cinquanta gruppi letterari. Mi pregio di essere una Poienauta e di essere stata inserita nei gruppi scelti La parola d'ordine: Il Primato e Moi Homme che mi stimolano nella mia produzione poetica e mi procurano grandi soddisfazioni.

Ho partecipato inoltre ad alcuni concorsi letterari vincendo il Premio Speciale della Giuria del Concorso Nazionale intitolato Premio di Poesia e Narrativa Città di Conza 2021, con la silloge "Mai come me". La mia poesia "Gli Anni In Tasca" si è classificata al terzo posto nel 1° Concorso Letterario Edizione 2019 Inchiostro Poesia Arte; la poesia "Arianna" ha avuto l'attestato di merito al 1° Concorso di Poesia "Il Viaggio nella Poesia", Caserta 2019; la poesia "Kintsugi" è stata 3° classificata nel 3° Premio Internazionale di Poesia "Voci nel deserto" edizione 2019 dell'Associazione Culturale Mecenate.

Sono stata pubblicata in numerose antologie:"'Inchiostro e Passione Antologia Autori Vari, Prima Edizione 2018" con "Tra il tramonto e l'alba", "Tra l'alba e il tramonto" e "Raggio di sole puoi ..."; in "Antologia cristallina 2019" con "Idillio notturno" e "Ritorno dal viaggio "; in "Antologia Pittori e Poeti 2020 Di Inchiostro e Passione" con "Radici per volare"; in "Inchiostro e Passione, Concorso Nazionale di Poesia e Narrativa" con "Mar rosso" e "Voce tra le voci"; ne "Il Giorno della memoria" con "triste la memoria veste d'oscuro" e "Memoria"; ne "Il cielo sulle ninfee ... un sogno da abitare" con "Thasos"; in "La Couleur d'un Poème ... di tutto quel rosa che non ti ho mai detto" con "Ninfea bianca"; in "La Couleur d'un Poème ... nel vento, spore in rinascita" con "Vieni"; in "La poesia non si ferma, Gli autori di PoesiArte" con "Enarmonia" e "Quando la tempesta "; ne "Sulle labbra di una poesia, Gli autori di PoesiArte" con "Ciò che non può essere spiegato"; in "Autori Vari Dedicato a ... Poesie per ricordare" vol.17 con "Prima Vera"; ne "Il nostro parlar di santi", Antologia Religiosa con "Riti e rintocchi", "Nata per essere sola" e "A Dio quel che è di Dio".

Sono presente con mie poesie nella rivista letteraria "LE MUSE" che ha anche pubblicato alcune mie traduzioni di autori italiani e romeni.