"L’architetto"
Tesseva un filo in più il ragno
come aggiungesse da poeta un altro verso:
entrambi mattoni all’universo
al cospetto
dell’unico Architetto/ il più alto Maestro.
Quando
un filo si staccò dal complicato ordito:
o già tutto era stato scritto
tutto previsto?
Iª SEZIONE: LA TARANTA
"La notte della taranta"
(22 agosto 2015)
Quale ragno mi ha morso?
Prova col nastrino colorato/ amore
ma tanto già ne conosco il nome
come già ne so l’antitodo:
tu il veleno/ il contro veleno
la mia terapia coreutica
E abbracciati balliamo
in pizzica lenta
ad uccidere un ragno che non c’è
"La certezza del ragno"
La certezza del ragno:
eterno paradosso
Questo lasciare impronta di sé
nella sua tela
certo/ che lei sola ne abbia il calco.
IIª SEZIONE: RAGNATELA DEL MONDO
"Burka"
Chilometri d’amore
nel tuo burka azzurro Maria
orpello mantello di diritti / tutele
e perle di saggezza senza scuola
Occhi distanti in volti bambina
a spendere tramonti su coltivazioni
di papaveri.
"Africa"
Vorrei farmi Africa
per scacciare insetti
dagli occhi dei bambini
e recargli tra il fango
aliti di fresco
Delle capanne/ fare castelli
ma in solida zolla
e non in aria
Finché una nuova aurora sorgerà
da poterla rivivere
con occhi nuovi
senza mosche.
III SEZIONE: LUZIANE
"Per sua significazione"
Per sua significazione
la non parola
chiese al Poeta
e si fece Poesia e significanza.
"Forse che il cielo ci ha salvato entrambi"
Forse che il cielo ci ha salvato
entrambi/ da una inutile vecchiezza
preservandoci
senza dubbio uguali
e quant’altro donandoci
ad uno ad uno e insieme
un paio d’ali?
VI SEZIONE: PAGANELLIANE
"Credo non veri"
Atti imbrigliati
in concentrici cerchi
che elargiscono
credo non veri
"Sarà domani un altro risveglio"
Sarà domani
un altro risveglio:
magari vedremo cedri dai terrazzi
e saremo destati
da inebriante profumo di zagare
Entrerà luce bianca
tra le lenzuola
quando il tuo corpo/ conchiglia
mi accoglierà come perla.
V SEZIONE: FUORI DELLA TELA
"Libertà"
Libertà di cavallo che a coda
scaccia la mosca, questa volta il ragno
Libertà di poeta
contro militare costrizione
di cui tu figlio, mi spiace,
vivrai l’eterna contraddizione
"Donami del gatto"
Donami del gatto
la saggezza dello scatto
e la potenzialità/ di quel suo balzo
sedia - sofà.
Donami del gatto
l’oro dello sguardo
la pupilla dilatata alla vetrata
quella curiosità
da saggio matto
per poter anche noi
infine/ al re fare lo scacco!
Recensione di Armando Saveriano
L’essenza poematica di Valeria Serofilli nel panorama affollato, confuso e spesso intrappolato nelle tagliole del déjà lu in cui si dibatte la nostra poesia, non si espone fortunatamente a nessun rischio di marginalità o di climax discendente, preludio a una implosione sotterranea che può minacciare un testo impegnativo a volte anche per sola decompressione ritmica. Vivaddio l’autrice padroneggia la sua voce e la gestione di simboli e metafore sia nella scansione sillabica sia nello spazio riconoscibile tra detto, pronunciato e sottinteso e quindi nello sviluppo particolare e complessivo con scosse e slittamenti metonimici, stabilendo un equilibrio fitto di segnali topici, dove il senso si annida e affranca sé stesso dalla natura enigmatica della parola, di per sé inviolabile nella sua compiutezza, e dinamica nelle penetrazioni profonde dell’extratesto, insomma sempre vigile nel delicato rapporto con pensiero e “semplice” espressione del già formato. Esaminando le sezioni in cui si articola il libro per i tipi di Oedipus, ci si può lasciar condurre a Jabès (soprattutto nel gruppo “Fuori della tela”) nella percezione drammatica di una supersignificazione della parola che si fa strada nell’evento, per cui secondo metafisica dell’istituzione dell’essere e indistinzione viene alla luce un frammezzo in cui per citar volendo Heidegger prende substantia il non ancora reale o il non più reale, anche solo sublimato. Per esempio i morceaux “L’umanità”, “Donami del gatto”, “La passeggiata che mi sono regalata”, “Quando l’alba ci chiamerà al tramonto”. Nel confronto col sociale, la poeta esclude equazioni di comodo, carica la tensione etica servendosi di uno sguardo esteso che sa come divaricare leibnizianamente Zufallige Ordnung e Ordine del Giudizio. Le sezioni “Luziane/Paganelliane” oscillano tra lampeggiante brevitas (“Per sua significazione”) e germinazione dilatantesi in arguta narratività satirica (“Funzione religiosa”, godibilissima). Nella varietà dei suoi processi combinatori, la poetica serofilliana coglie perfettamente le relazioni tra le parti ma cura benissimo l’ontologia dell’insieme e il pensiero emotivo dialogico e pluridimensionale. Si considerino a ce propos il distico “Domino”, le due strofe di “Io il ragno” e le sincopate e confluenti “Taranta Penelope” e “La danza del ragno” nella prima sezione. La poeta si muove con grazia tra pulsione ancestrale e intuizione associativa e connettiva in una spola che fa memoria dell’invenio latino.
Armando Saveriano
Taranta d’inchiostro – Valeria Serofilli – Oedipus ed. – agosto 2020 - PP.80 - Euro 11,50