L'amour, toujours l'amour! In tutte le sue infinite coniugazioni: dalla luna alle Pleiadi, dall'eros potente alla più disarmante tenerezza, dalla trasgressione all'ironia, dall'incanto dell'attimo ai sublimi Misteri. L'uomo, si sa, è festaiolo. Poteva mai mancare, dalla notte dei tempi, la sacralità dolce e bacchica di Cipride, nata dalla spuma marina?
A me pare uguale agli dei
chi a te vicino così dolce
suono ascolta mentre tu parli
e ridi amorosamente. Subito a me
il cuore si agita nel petto
solo che appena ti veda, e la voce
si perde nella lingua inerte.
Un fuoco sottile affiora rapido alla pelle
e ho buio negli occhi e il rombo
del sangue nelle orecchie.
E tutta in sudore e tremante
come erba patita scoloro:
e morte non pare lontana
a me rapita di mente.
Saffo
Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. Nescio. Sed fieri sentio, et excrucior.
Amo e nello stesso tempo odio. Insistente mi chiedi come sia possibile. Non lo so. Ma è quel che mi accade. Ed è la mia croce.
Catullo
Amore. Una piccola mano.
Hai occhi di cielo. Dormi
piano nel respiro del giorno.
Cos’è il giorno?
Ora so, perché tu sei.
Sei un fiore felice
sfavillio di campane.
Dono immeritato, questa è la
grazia. Amore, non ti amai
parola abusata dai secoli.
Ma qui si muore e mi basta
questa carezza di vita
il senso del mondo
un suono di squilla nel tempo
che fugge e se ne va.
Maria Consiglia Alvino
Valentina, ritorno
da te nella neve arricciata
sulla cornice dei Monti Liberi
Il giorno di Luperiadi
sul mare e i panni strappati dal vento
Bora non molla più
e sale l'alto fuoco
Mi strappa via il giorno nuovo
da quella notte
appena finita a nascondere nel grande mare la vita che include
ora che lei non ascolta.
Ora il grande molo fuso in ferro tace
elettrizzato il respiro in te
si affaccia sulla gora blu del mare
il flutto nero che attira
prima di cadere
Le forre del tempo notturno pieno di sole
tolgono la vista al vento
Lui batte infuriato sul fuoco
e sale l'urlo senza voce che non vive
se guardo il tuo volto bianco
aperta al frutto d'oro
Poi il mattino filtra dalla luce
sparpaglia il caos del ritorno
quando scendo il Prione verso il porto.
Nella città brucia il Castello e a destra solo
navi di guerra in partenza
dal porto
nella privavera silenziosa
che controluce sorridi
L' aspetto.
Massimo Capirossi
Mi chiedevo, nel mutare ondivago dell’esistenza, che fine abbia fatto la nostra orizzontalità, l’attesa bianca che precede il contatto col cielo quando smette di rimanere appeso.
Mi chiedevo se posso lasciarti la rotondità dello zero, il suo nascere già smussato dagli spigoli del parto, oppure se avessi preferito che la carezza appoggiata sulla credenza in entrata l’avessi portata via con me, per non lasciare traccia al futuro in arrivo. Addosso mi rimarrà appiccicato quel profumo che conosci, il sapore arreso del sudore che ha dato da bere alla nostra pelle, quando seguiva la traiettoria delle mani, lucciole sospese e rese protagoniste della notte che ci ha sorpassato; abbiamo contraddetto ogni ticchettìo inutile con cui il tempo richiamava la nostra attenzione, invano. Abbiamo vinto noi questa volta.
T’ho lasciata percorrere le lenzuola con le tue gambe che distribuivano a loro volta l’ombra del giorno che stava giungendo, timido, dietro le finestre curiose. Il tuo sguardo era trasognato a tal punto che non ho smesso mai di guardarlo mentre rivestivo il mio corpo, e le tue mani davano il compito alle dita di distribuire il sale che ci ha nutrito, appena sotto il cuscino, come a nascondere il sogno che stavi annaffiando. La tua bellezza era così evidente che il sole dall’invidia s’è nascosto dietro l’afa.
Chiusa la porta e lasciata la mia vita alle spalle mi sono messo ad osservare un volo disordinato di rondini, con l’estate a tracolla che chiedeva loro di non essere abbandonata. La seduzione di quel volo elegante mi ha convinto a muovere passi, una pacata inerzia che ha sconfitto il mio desiderio di non andare. Perdonami.
Michele Carniel
E poi che
E poi che una gazzella si fa rondine
il cinguettio invita a tacere l’amore
a non mischiarlo alle parole
lasciando che il rossore avvampi
e il tormento intrighi la tela
La nostra occasione da cogliere
a mani nude
in uno sguardo sottratto alla pochezza
che nel ventre consacra la vita
alla Vita
Stella di mare dicevi
E nelle tue mani scorgere
il Nord
Maria Gabriella Cianciulli
Brindo alla mia testa calva
ho tagliato i capelli in segno di rivolta
contro il tempo. Ti ho aspettato
chiusa nella mia stanza un' altra volta
ma tu non lo sai, baby Key
la tua lettera in versi ho portato
addosso come un amuleto
la canzone ha tre rime spezzate
come il mio respiro se ti penso
la stazione ha l'orologio fermato
sulle tre. L'albero, la panchina, la neve
la brina. Ha quest'attesa il sapore
del latte e del caffe'. Non ricordi ?
Un bacio sul palmo della mano
la guancia cerca il nido delle tue dita
la voce roca dei baci, amore della mia vita
un ultimo, ancora uno e ancora
uno fino a rimanere ubriachi
ma non dovevi andare via?
e cosi che e' finito quel sorso di vino?
finito, perso, annullato
ma niente veramente muore
niente veramente e' andato
scarnificato
osso di seppia
chiodo che non si stacca
vertigine che non passa
ci sara' Baby key, un altro giro di giostra
e mi troverai li sulla ruota del Luna Park
al tavolino delle graffe fritte, seduta nell'ottovolante che ti aspetto
e avro' sedici anni
gli occhi che brillano
e lunghissimi capelli
Floriana Coppola
Io lo so che questa pace piegherà la notte
e le nostre braccia e le panchine frante
e l’inazzurro cielo che, a stento, ci contiene.
Così dissimile il tuo dal mio, imperfetto,
come il bene che incurvati ci trattiene
dagli alberi alla terra, senza peso, in un
groviglio di gioia, d’invernale amore.
Insegnami negli anni il nostro luogo,
se è gratuito il vento che a tergo ci
sospinge, se poi matura piano il volto
tuo, se chiede asilo nel mio petto,
in ogni tifone, in ogni tormenta.
Spiegami come non inacerbire,
aggrapparmi forte alle tue stagioni.
Davide Cuorvo
IPOTETICO AMATO
ipotetico amato
non odiarmi se incolpevole rinnego amore
dirotta verso
chi è stato artefice del mio convincimento
sfida a duello i combattenti scalzi
strappa il budello
fallo galleggiare sul verde prato
dove perle di mucche in fila porteranno
nel ventre del grasso peccatore
quel che resta dei killer silenziosi
sono stata amata e più abusata in questo nome
tra le gambe, bocca ovunque vi fosse godimento
perfino il cervello è stato perforato per la semina
- amore esiste prima che arrivi amore -
lo ricordo sognato oltre la finestra
con le bambole tra le dita
sposi, amanti benedetti dalle campane
nei miei occhi il creato era amore pastello
Ipotetico amato non odiarmi se dico
"amore esiste se resti lì distante da qui"
in questa linea ci ameremo
guardo amore come un ritratto a me caro
rughe dietro finestre ingiallite
in attesa
che un'altra campana inizi a dondolare
Ginevra DellaNotte
Da ragazzina credevo
che solo le frecce di Cupido
ben mirate dessero brividi d'amore
E i segni fossero fiori e cuori donati e baci tra lui e lei
Una coppia degna di Peynet
Non vidi Cupido né avvertii
le frecce
ma il sangue si mosse davanti a un uomo magico
occhi blu mare
lucidi di promesse
Per mano camminammo
tra fiori cuori donati e baci
Corse tra erbe profumate
affondi tra neve intatta
litigi per destare baci
dispetti per fare pace
E biglietti d'amore e dolcezza e sorrisi
In coppia senza fili tirati
Al fienile amato e fonte di allergie comuni
seguirono talami
pronti a approcci folli
vertigini da profumi umori
ebbrezza di sensi indomiti
E un parlare di tutto
esaltazione di affinità cerebrale Umorismo a punta acuta
e intrecci di parole e eros senza confini
Ma... Un improvviso suo
sibilo velenoso : ho una relazione sotto ottimi auspici
Silenzio Per me dolore
senza lamenti espressi e attesa e ricordi lividi
di una coppia
scoppiata per un manrovescio inaspettato
Ore eterne giorni persi nel vuoto e mesi senza senso
Fino a un altro sibilo coperto
da zucchero velato:
come stai?
Strozzata tra un empito
di gioia e un rutto di disgusto
per una domanda inadeguata
a saldare la coppia
dalle "p" divise lacerate
E cominciai a morire dentro
libera da lacci aperta a esperienze da amaro in bocca
Forse per non impietrirmi
cercherò Cupido
E lo stringero'al cuore
ricordandogli quel che fece
"in grembo a Dido"
Anche un surrogato...
È passato il tempo di
Pynet. San Valentino
affoga nel mercato dell'amore e mi tedia
Forse una coppia allacciata
con fili di tenerezza e tatto
a tutto tondo
Ricamo a tombolo
Perché no
Elena Deserventi
Respiro caldo ( rosso )
ti cerco
versi piccoli ( fame dell’anima )
e i tuoi occhi trovano parole bellissime
ricami d’inverno o anemoni di brina
il tempo della sera
aspettava sempre
e noi aspettavamo già l’estate
il sangue nuovo dei fili d’erba
Un dettaglio sospeso dell’universo:
tutto di te mi contiene
Trovo un pezzetto del tuo odore
sul mio maglione, lo indosserò domani
come a portarti con me
tu il mio respiro non solo il tuo
Chiudevo gli occhi
giusto il tempo di sognarti
ricordo solo che c’eri
e che sorridevi...null’altro
Un frammento prezioso
Mariarosaria Di Sisto
NOI
Prima di ogni altro caos
Noi
precisi variabili
stabili instabili
forti sommessi
decisi inesauribili
accostati sovrapposti
eccentrici concentrici
Noi
paralleli perpendicolari
informi deformi
Noi
Con audacia cantiamo
l'intensa intesa d'Amore
al tavolo di un caffè bianco
fra una siepe verde
e una spuma di latte.
Il nostro giorno fantasma
richiama l'Infinito.
Carmela Carmina Esposito
Già il solstizio d'inverno
declina Saturnalia
ma la mimosa indora
la luce e tu brilli
al disgelo
rara
ti accompagnerò
ché nei tuoi fili ricama oggi
l'infinito breve d'una semplice stretta
petali di campo avrai
e noi a seguirti
smarriti
e se cela il profilo l'angolo
ci perdiamo
raggi in rifrazione
deviati dispnoici
Raffaele Ferrari
TRITTICO
1. Configurarsi
Vorrei configurarmi, amore mio,
come se tu fossi un computer
ed io il tuo dispositivo,
che da un bel tempo
siamo sol connessi,
che pure l'occhio
e l'orecchio
sono cavi.
2. Mosaico di versi
Cuore che hai frantumato
le tue storie d'amore,
un mosaico di versi
ha ricomposto
i frammenti
sparsi-
3. Spine e rose
Sulla scaletta in tufo
che conduce alla tua porta
un ramo spinoso si protende/
e il mio viso insidia.
Devo chinarmi nel salire,
e non mi vien di reciderlo,
in attesa
della sua promessa
di rose.
Gennaro Iannarone
BURLESQUE
Ti muovi come una gatta
Intensamente donna
Giochi col mio desiderio ...
E, femmina astuta
Sai di non aver bisogno
Di quell'involucro perfetto !
Basta un sorriso
Un'occhiata, una piroetta
Per farmi innamorare !
Una carezza desiderata
E mai avuta, un abbraccio ...
Il mistero della tua pelle
I tuoi silenzi, fanno di me
La tua preda ...
Mi catturi senza parlare !
E la tua voce ...
Quando mi parli
In silenzio
Apri le porte dell'insoluto gioco
Dell'estrema seduzione
Usando linguaggi stranieri
A me del tutto sconosciuti !
Raccogli i capelli fin'ora sparsi
E sei luminosa ...
Mi sfiori appena con lo sguardo
E io faccio finta
Di non accorgermi di nulla ...
Allora ti avvicini
Sussurri
Quelle parole
Implacabili
Cattive :
Spettacolo finito !
Superba e spietata mi congedi
Aprendo un bottone
Svelandomi i tuoi seni ...
Quel vattene, ma resta
Che è il tuo mistero
Mi fa decidere.
E allora esco.
E solo ora incomincio
Ad avere ancora più voglia
di te ...
Oana Lupascu
ROSSO
Un pensiero, una nuvola
che taglia il sole
di lacrima rossa..
Il destino ci spia
gira l'angolo e aspetta
Sfiorati mille volte
arrivi e partenze
Dopo una notte di pioggia
ci incontriamo
Tu con il cane a passeggio
e io col mio ombrello rosso
ancora aperto
Alessandra Massera
Eretica
Con le dita soavi sul clito ribelle
per mari emersi per monti naufraghi
illumini il ritorno tra le sillabe disperse
sui seni incontenibili dove perdo
la lingua inondata, sui capezzoli antichi
dove ebbro aspiro la nascita, la felicità
della rotondità, e m’inebrio m’immergo
nella pelle non mia, mordicchiando, qua
e là, il seme della nostra pazzia.
Con le mani di roccia morbida
esploro le concavità minerali dell’eco
bevo nei tuoi verbi tempestosi remo
per bagnarmi di spuma ondosa farmi
risucchiare ogni milligrammo dell’anima
fino a che scolpita inventi un grido solo.
Argentina e lunare è la gioia del culo
quando offro l’amorosa forma d’avorio
e attiro il furente tenente di carne
tra mortali e fiumane e more altitudini
dei fondali, mentre crudo schiaffeggio
questi occidenti eccitati di rosa sottile
un domestico maremoto porta avidamente
la vocale più ampia: ancòra àncora ancòra
canterai come neve nella luce moribonda
madrigali moreschi in cadenze medievali
mentre più a fondo sarò il frutto essenziale
che danza, al passaggio ipnotico, del nudo amore.
Gianpaolo G. Mastropasqua
È AMORE
E’ amore di rugiada
che irrora la tua aridità.
E’ amore di vento
che sposta pesanti pensieri
E’ amore di sole
che scioglie solitudini
Amore che trascende.
Presente che non emigra.
Aromatico vino di collina.
Monovitigno.
Vellutato.
Al retrogusto di eternità.
Serenella Menichetti
FUMMO…..
Fumo, il nostro tempo fuggito.
Il vento ha depositato cenere
negli interstizi dell’anima.
Ancora cova un impercettibile
petalo di fuoco.
La neve fu nave bianca
a trasmigrarci in paesi caldi.
Il fuoco fu calore e colore.
La pioggia cristallo
sui nostri corpi ardenti.
Le mani esploravano l’oro.
Forgiando preziosi monili.
L’aurea luce pareva immortale.
Un attimo l’onda c’investì d’argento.
Ci scoprimmo su questo
lembo di spiaggia
a scrutare il tramonto.
Siamo, adesso, noi.
Serenella Menichetti
ED I PESCI STANNO A GUARDARE
Dinnanzi:
il tavolino ovale di cristallo.
Sotto di lui,
un tappeto dai toni marini.
Lo comprammo a Tunisi,
ricordi?
Mensole di noce,
ossatura dei nostri libri
percorrono la parete.
Spartiacque tra poesia e letteratura:
una radio retrò.
Più in basso:
“Donna con cane” di Botero,
indiscreta si affaccia.
-Potresti mettere un gran foulard,
magari blu-
rammenti ogni volta
Quando, avvinghiati,
restiamo appiccicati al divano:
alcova di vitello marrone.
Spiati da occhi tropicali,
incollati alla trasparenza
di un affascinante microsistema
acquatico.
Nella danza delle alghe:
noi.
Serenella Menichetti
Lo scorsi in un giorno di afa,
traboccare dal lago scuro, dei tuoi occhi.
Lo chiamai Amore.
Dopo mi accorsi che era veramente il suo nome.
Mi bastava possederne una goccia, solo una.
Che fosse pura, trasparente.
Come il rubino della tua bocca.
Una coppa vermiglia mi dissetò.
Trangugiammo, insieme, a baci ardenti,
una, cento, mille gocce d'amore.
Sapevano di acqua cristallina e di vino fruttato.
Profumavano di mare in tempesta e resina di pino.
Nella magia della passione
Intrecciammo i nostri fluidi
con alghe marine e con nastri di nuvole.
Ubriachi ci addormentammo,
in mezzo a boschi di larici e betulle.
E continua la sua corsa il ruscello,
nell'oceano dei giorni, ancora e ancora.
Talora gonfio e d'acqua ricco.
Talora filo minuscolo d'argento.
Ed incessante erode la sua roccia
e la trasforma in ciottoli sottili.
E noi spinti dal vento del tempo
nel lento e svelto fluire della vita
ci ritroviamo in verdi praterie
dove cogliamo frutti d'oro e bianchi fiori,
ed in deserti infiniti dove per sopravvivere
irrighiamo la siccità col nostro amore.
Adesso in questa triste stagione
dal sapore amaro come fiele.
Attingiamo dolcezza da questo prodigioso calice,
che ad ogni tuo tenero sguardo
e ad ogni carezza, si riempie d'ambrosia.
Serenella Menichetti
REGALAMI UN MAZZO DI PAROLE
Regalarmi un mazzo di parole
da far sbocciare piano, al battito
d'ali di carezze lievi. Non ho bisogno
d'altro che di sentire il profumo
delle illusioni per accendere la
lanterna della speranza sul davanzale
delle attese dove appassisce
il fiore di passate stagioni di sole
Cullami stasera tra petali di parole
viole sulle sponde del cuore;
messaggerie di voli di rondini/tra i temporali dei pensieri
Gabriella Paci
¼ DI POESIA
Ho sognato una ragazza che con il suo clitoride
scriveva versi sul comodino,
e allora ho riagganciato il telefono
per non ascoltare più suggerimenti,
sono un alcolizzato
ma sono un brav'uomo.
E mentre l'atomica fa meno morti delle 6 e 30 del mattino
sotto luci violente
con strumenti chirurgici
incido un mio verso
sulle vene del vento.
Sebastian Rif
NON ESSER BANALE
Lo strano gioco delle parti
confuse come luci al neon
colpiti da sassi e gabbiani in picchiata,
strade appena bagnate e asfalto, tombini
e poi fogne topi fiumi detersivi
sulle mie labbra schiuse a fiore
o a cesso pubblico
o a culo sfondato
o come la punta dell’ape nell’orgasmo caldo del nettare;
e tutto questo per dirti cosa
per dirti che t’amo naturalmente
vorrei che tu lo riuscissi a capire
e non essere banale
non guardare il mio bicchiere, o i miei occhi attraverso il
bicchiere,
come una debolezza, una malattia, una anomalia
o una fottuta richiesta di attenzione,
se bevo, quando bevo, e per bere
ti prego non essere così banale, tanto banale
quanto il mio fiato quando ti sussurra:
-Amore, ma sei venuta?-.
Sebastian Rif
C'è questa zona grigia
si stende tra il mio mal di testa
e i panni che il vento frusta nei vicoli
Il luogo e il sogno collaborano
a metter su un dedalo
ed io ho chiuso in fretta la porta di casa
ho chiesto troppo ai polpacci
sono stanca di attraversare le variazioni
dello stesso tema come una poesia che non si sa più comporre
Volevo dedicartela a te
sai che ti amo
se non fosse così scandaloso
lo graffierei con le unghie sui muri
i gatti di strada ci piscerebbero sopra
sono conficcata nelle ombre degli insetti
che brulicano nell'erba degli involontari pellegrinaggi
Odio i ricordi dei miei giorni futuri
oh sì io li ho già vissuti
tagliando il tempo stregato che da quella persiana
si sgola a chiamarmi e intanto tiene ordinati
i suoi conti
Avrei per te brevi tenerezze se una benda
non mi stringesse la bocca e se avessi non raggelata
la crudeltà di far scempio d'ogni ascolto
Le panchine sono tutte occupate
mi butto a sedere per terra
lancinanti i crampi
i vecchi li sequestrano i giardini pubblici
colombi gettano dal becco semini e mollica digerita
per le loro gengive piagate
Io divento la disperazione
io sorrido a loro spietata
io a gambe nude e a cuore atletico
faccio a destra e a manca cenni con la mano
Avvicinatevi
in base ai peccati ho canti dolci
e spilli da appuntare
gioia maligna nell'elencare colpe da scontare
Oh vecchi che non riconoscete la bellezza
delle vostre asciutte rovine dei vostri catarri
dei polmoni affamati d'aria
del sarcasmo che vi fa spensierati assassini
E tu dove ti trovo amor mio
verso il respiro più pericoloso della notte
Tu sei ingegnere dei malesseri
prosperi nel villaggio delle decadenze
Dovrò tirartene fuori a forza
esci dal mio utero
tendi le tue dita
hai mano dolente che brucia di mosche strisciate
i tuoi occhi mi dicevi marrone con pagliuzze verdi
non assaggerò mai la tua lingua
è proibito potrebbero spararci addosso
Vorrei che la sventura da me prendesse congedo
le concedo un'ultima minaccia
ti lascio la mia traccia confusa nella sterpaglia
Armando Saveriano
Vado a ritroso
vado a quando disegnavo angeli frettolosi
che seppellivano soldati feriti
in sudari di nubi arrossate
Credevo nella Trinità e nella moltiplicazione
degli anni d'amore
Ero fidanzato con una piccola insegnante di storia
collezionava uccellini a corda che si svegliavano
in cantina e recitavano Polina Barskova*
"E tremano sopra di noi le mostruose mani
Di una patria Disperata, Grande e Celeste"
Cantavano così con occhiuzzi neri
scansando le pallottole di carta che lanciavo per colpirli
Ma no tu devi parlarci mi consigliava
Sebastian Rif
che all'epoca frequentava mercanti d'arte
molto molto interessato a titillare il clitoride
della ragazza marmorea che gli stava stancamente accanto
e a contrattare l'acquisto di una copia perfetta
di Fecondità di Alfred Kubin
contendendola ad un grasso levantino
circondato da ragazzini pronti a tutto
pur di sgraffignargli qualche soldo o dei croccanti
Prometti che li lascerai fuggire
per andare in volo a bruciarsi nel sole
e ti si poseranno sulle dita
ti toglieranno le cimici dal ventre
coi beccucci d'ametista
e potrai incamminarti libero per un po'
verso la più lontana osteria
dove ti faranno debito i due finocchi
scotendo il doppiomento sorridendo
con denti miagolanti e mani mendicanti
Vorranno proporsi di stare con te
per affrontare la neve della notte
Tu acconsenti fa' un pasto abbondante
distraili col suono del flauto
e continua per la strada
loro si berranno ogni cosa
E se nel viaggio vedrai due occhi in un cespuglio
sarà la mestizia di una rosa che non fu colta
Perciò cammino ancora e m'è venuta su una coda corta
e m'aspetto ogni due passi di scorgere occhi
che mi scrutano e sono di rosa morta o viva
allegra nel pianto d'una musica sognata
Armando Saveriano
Nota: * Poeta russa, classe 1976
Chiede amore l'amore
giocattolo che s'inceppa
che smontiamo inconsapevoli
che non si rompe senza danneggiare
Mi bastava che tu parlassi
che non scambiassi l'innocente errore
per disonore
Non conosce costrizione la virtù
è naturale lo stato di schiavitù
per il cuore libero quando sa battere
smarrito senza mai fuggire per volontà d'essere
Bastava che tu mi guardassi
per leggere dove si nasconde la parola
quella che la paura maschera ritarda inganna
Ero salito ormai tanto in alto
che non potevo non cadere
grazie a un alito di improvviso pudore
Sei senza stelle ora
e io non sono un meccanico celeste
so della luna e dei carichi radiosi della gioia
che provammo un tempo mai più ricevuto
Avemmo un bacio immaginario
volemmo affetto e sentimmo per la prima volta
di esistere
La ferita mortale alla felicità
da che parte è venuta
così rapida improvvisa sconosciuta
Abbiamo eretto da sonnambuli
un muro di mattoni senza suono
Eppure mi pare ancora di librarmi
di scorgere un fiore
o forse il suo negativo
nel guscio dell'infanzia
Armando Saveriano
Nel sole ultimo
oro sulla cattedrale
non oso alzare il fuoco degli occhi
Scelgo l'ombra che ti rubo
l'ombra che non si spaventa
a sterminata luce per sterminata onda
Tu sei la vita che non ho trovato
e che mi costruisce il mondo
il ponte sei l'inizio e il termine
del viaggio che di fronte al tuo respiro
s'interruppe mentre l'illusione prendeva il largo
e la speranza gettava fondamenta
per peso di Titano
Tutto era vano che non fosse lieve e centrale
tutto spariva che non fosse tua cosa
cosa tua e basta
come me slegato da questo volto e il corpo ammalato
rinato senza spiegazione con unica nozione
te l'amore il lampo così intenso e giusto
oltre la rabbia del reale a scroscio
Dio tanto tempo fa franò e si fece laccio per polsi
né io sicuro di pregare o d'insultar la sorte
tentavo più riconciliazione e sorso d'aria mossa
Te lo dico adesso che mi sfami
nel palmo addolcito delle mani
Tu sei risposta di quel sogno
che non ha domande
e si conserva quando in danza
la notte e il giorno
sfilano sul giardino
dove dimorano la pietà e la gioia
al divampare dell'anima
per dire all'anima arancione
portami al sorriso
nel canto senza velo della coscienza nuova
Armando Saveriano
L’amore
Seguendo il suo ritmo, batte il cuore,
l’amor giunge senza far rumore.
Apre le porte di una vita oscura,
gli dona luce e dolcemente la cattura.
Porgendo fiducia, abbatte le pareti,
rendendo i legami più forti dei magneti.
Dipinge su tela splendidi paesaggi,
che il sole illumina con i suoi raggi.
In un abbraccio racchiude l’essenza,
andando oltre ad ogni apparenza.
L’amore è vita, ma richiede coraggio,
affinché non resti solo un miraggio.
Amare è condividere con il cuore,
che batte puro e ricco d’amore!
Packy Thunder
EQUIVOCI
E per prima cosa mi passasti il pane
la tovaglia era grigio glicine
non ricordo se era un matrimonio o una comunione
i camerieri sentivano la partita all' auricolare
vino bianco e rosso sopra i tavolini
il primo refrigerato il secondo d' autore
la mostra di Schiele mi aveva colpito
avevi un vestitino corto
le caviglie ecco
le caviglie le vidi di sottecchi raccogliendo
un tovagliolino
forse eri una parente della sposa o del bambino
avevo fatto il militare ma non mi era piaciuto
se avessi potuto scegliere avrei preso la residenza a Berlino
e per dirla tutta vicino al muro
pioveva e usciva il sole all' improvviso
hai parlato di kant con il tuo dirimpettaio più vicino
le gambe mamma mia erano belle
lunghe affusolate e muscolose
un vecchio signore seguiva la Formula Uno
ogni scusa era buona per venirti più vicino
ho fatto cambio di posto con quella bambina
mi ha detto che le piaceva andare alla finestra
e battere le dita
c'era della musica nel salone
ho rinvangato Kundera e Kafka
nella confusione
il tuo viso era radioso ma mi sembravi sola
come all' interno di un quadro
forse era Schiele che ricordavo
così mi sono alzato
ricordo di aver preso una Marlboro
ma ero già fumato
il corpo era quasi un acquarello
il viso era sfacciato
quanto eri bella
alla quarta portata ero deciso
accanto a te mi sarei seduto
mi hai dato uno sguardo meravigliato
sei forse il cugino dello sposo
no è che mi sono innamorato
ti piacerebbe venire a pattinare
con me su un lago ghiacciato
ricordo ancora la tua espressione
Che c'entra tutto ciò con la comunione
figurati
è che mi son sbagliato
mica ero mai stato invitato
però ho visto te
e mi son detto
non vorrei essere in qualunque altro posto
Ernesto Torta
PORTASCHIAVI
Grazie agl'inganni tuoi,
al fin respiro, o Nice,
al fin d'un infelice
ebber gli dei pietà:
P. Metastasio, La libertà
……
Da che punto di me muovevi,
volto di piuma amato?
Eppure lì
tra le tue labbra chiuse
s'insinuò la mia parola.
Cose di te amai
gomiti, caviglie,…
anche tanto…altro,
ma tu non sei un racconto.
Un portaschiavi avevo approntato
e ci avevo appeso
me.
Poi s' imbrattò di ruggine d'uomo
di rabbia in tempesta
ogni macchia trattai al sole
con limone e sale
ma non venne più via
radiografia dell'oggi
punto oscuro
tra coppe rotte e champagne
versato
tra brindisi di sanguisughe
e imprecazioni ingoiate
misantropia di linguaggi
moltitudine di solitudini
schianto di ore.
manca ormai ogni sguardo
i nostri nomi soltanto
prefazioni di Nessuno
E se dovessi ancora accorgermi di te
....mi incazzerei con me!
Lucia Triolo
UN GIORNO AVREMO
Un giorno avremo un odore più lieve,
corpi franati nella pelle sottile
e lunghi abbracci con gli ormoni assonnati,
litigi sciocchi da bambini cresciuti,
un pomeriggio a raccontarci un ricordo,
mutande belle per il pronto soccorso,
faremo festa finché il sonno ci coglie
giocando a dama con le nostre pastiglie,
due serrature per paura dei furti,
festeggeremo i compleanni dei morti,
ci scorderemo cosa abbiamo mangiato,
rimarrà solo il gusto del primo bacio.
Viviana Viviani