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23 novembre 1980

MEMORIA POSSESSO PERENNE DI DOLORE E RISCATTO

 

Ci sono date e numeri che si vorrebbero poter cancellare dalla Storia, perché rappresentano marchi di dolore e pagine che hanno visto la commozione della solidarietà umana sul fronte nobile dell’esistenza e nocivi esempi di speculazione su quello deteriore del profitto sulla tragedia della catastrofe. E una domenica sera come tante altre, quella del 23 novembre 1980, quarant’anni fa, in Irpinia. La gente è dedita alle attività consuete nel giorno del riposo, e nulla sospetta: è ben lontana dall’immaginare che il suo mondo andrà in rovina tra poche ore, che basteranno 90 secondi per scatenare il Leviatano della distruzione a tappeto: alle 19:34:53’ la terra ruggisce e si solleva, è un gigante che nel profondo scuote le fondamenta della vita i superficie, e lo fa con tutta la brutalità in suo potere. Le case crollano come carte da gioco effimere, e così le chiese, i luoghi di raduno; interi quartieri, emettendo immane boato, si accartocciano; paesi, contrade, cittadine ignare scompaiono, sotto il tallone di un terrificante titano invisibile. Agglomerati urbani rasi al suolo: una nube torbida e agghiacciante avvolge plaghe di macerie, avanza e cancella. La gente muore senza avere il tempo di urlare. Novanta spaventosi secondi: un frammento d’orologio infinitesimale, che dura in eterno, perché la morte moltiplica ed estende sempre il suo orrore. La Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale sono colpite con violenza inaudita: muoiono e il sud muore con loro. Novanta secondi: magnitudo 6,9; X grado della Scala Mercalli. Dio - se esiste - è voltato dall’altra parte. In Irpinia, l’epicentro è tra icomuni di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania e Teora: 2914 vittime, 10.000 feriti, 280.000 sfollati. Danni stimati: circa 66 miliardi di euro attuali. Scatta la solidarietà nel mondo, e questa è la parte edificante che almeno appena consola: Stati Uniti ed Europa, Arabia Saudita, Iraq, Algeria, inviano danari, generi di prima necessità, unità di soccorso, équipes di ricerca con elicotteri, mezzi blindati, ambulanze, unità militari e civili con elettrosonde e squadre cinofile. Squadre di volontari lavorano incessantemente, eroicamente, durante le settimane successive alla catastrofe. In elicottero accorre in visita l’allora Presidente

della Repubblica Sandro Pertini. Ci sarà in avvenire una pubblica, solenne cerimonia in Campidoglio. Ma parallelamente la lunga fase di ricostruzione conosce aberranti aspetti di speculazione che varranno la coniazione di abiette etichette: Irpiniagate, Sisma Affair, Terremotopoli. Loschi affarismi dirottano i fondi verso aree che non avevano diritto. Le zone irpine colpite sono tantissime: da Conza a Calabritto, a Teora,a Sant’Angelo dei Lombardi, Lioni, Caposele, Senerchia. Si aprono numerose inchieste della magistratura, cadono teste per il ritardo nei soccorsi, giunti 5 giorni dopo il sisma. Faticosamente, la popolazione rialza la testa, si rimette in piedi, si rimbocca le maniche, conta i suoi lividi, rabbercia le ferite, ma molte, troppe, restano le piaghe. Oggi Conza è rifiorita, ha avuto un suo rilancio industriale e imprenditoriale, e anche culturale, grazie al Premio Letterario Nazionale Città di Conza fondato da Armando Saveriano e da Davide Cuorvo. La vita è ricominciata…per affrontare nuove prove di resistenza: la pandemia che dilaga ormai nel mondo e che ha scolpito nel marmo nero dell’Inferno l’annus horribilis 2020. Ci sono date che si vorrebbe poter dimenticare, date che riguardano cataclismi e crisi, sciagure ed ecatombe, legate a clima sconvolto, guerre, terrorismo, intolleranza, razzismo, bestialità (dis)umana: ma qui, oggi, col Covid 19, abbiamo toccato il fondo. Si parla non a torto di crollo della totalità. Tra revisionismi che arrivano a negare l’atroce vergogna del Nazismo e della Shoah e contemporanei negazionismi del Virus, la MEMORIA rivendica a gran voce il POSSESSO PERENNE affinché la misera, negletta, litigiosa umanità scordarola impari o tenti di imparare dai suoi errori e dalle sue lacune una lezione di dignità, responsabilità e solidarietà, che frequentemente, ahinoi, conosce cocciuta afasia.

MEMENTO

23 XI 1980

E quando s'imbevve di sangue la luna

e quando s'abbassò

disco di fiamma la luna

così prossima alla Terra

nata di novembre a sera

di malanotte genitrice a sua volta

Quando i cani l'aria sferzarono

coi latrati e le code

e da sé il cielo strappò

velo di misericordia

Pietre reclamò e densa onda di polvere

ocra

l'Angelo Sterminatore

quando dispose per oscuro mandato

che i Titani nei visceri fondali

scrollassero i pilastri del Tempo Ultimo

e da unica gola prorompesse

senza dilazioni senza negozi

senza requie

la Morte

Non vogliamo ricordare

la convincente dimenticanza è dolce al palato

dei più

Ma la disperazione

oh quella

esacerbata dalla paura

è un triste presente

I destini di un'umanità spoglia di riscatto

raspano nel vento acido che frusta

oggi

 

Ricorda Terra

 

Armando Saveriano 22 novembre 2020 Quarant'anni dopo