BIOGRAFIA
Sono nata verso la fine della Seconda Guerra mondiale in un paesino della Transilvania, Mercurea, dove la mia famiglia si era rifugiata da Bucarest per sfuggire ai bombardamenti.
Sono seguiti anni difficili; abbiamo conosciuto il silenzio, le difficoltà.
Ma sono stati anche anni importanti per la mia formazione futura.
Ho studiato lingue straniere che mi hanno aperto orizzonti che per anni mi sarebbero stati chiusi. Ma devo riconoscere che ho avuto la fortuna di seguire un iter scolastico e universitario di prim'ordine.
Liceo "Vasile Alecsandri" e Università di Bucarest, rimangono capi saldi della mia formazione culturale e professionale che ho poi perfezionato conseguendo la Laurea in Lingue e Letterature Staniere nell'ateneo di Bologna, dove ho sostenuto una tesi su "Gli 'Haïducs' nell'opera di Panait Istrati" (conosciuto in Italia soltanto per il suo romanzo "Chira Chiralina" - Feltrinelli Editore)
In seguito ho insegnato in varie scuole di Bologna e provincia e ora sono felicemente pensionata.
Dico felicemente, perché così posso dedicarmi a tempo quasi pieno alla poesia che ho conosciuto in tarda età, pur avendo io sempre apprezzato e ammirato i poeti noti e meno noti del panorama internazionale.
Frutto di tutto questo è questa mia prima silloge "Mai come me" che ha visto la luce nel giugno 2020.
Ho anche collaborato per più di 15 anni con l'OPEF (Office de Promotion de l'Édition Française) in occasione della Fiera del libro per i ragazzi di Bologna.
Ho collaborato anche con la Casa Editrice Gründ, Parigi, in occasione della pubblicazione del volume "Contes roumains" di cui ho rivisto integralmente il testo francese.
Ho fatto spesso anche traduzioni da e nelle lingue che conosco: francese, inglese, russo e romeno.
Attualmente faccio conoscere le mie poesie in Facebook dove faccio parte di svariati gruppi letterari. Mi pregio di essere una Poienauta e di essere stata inserita nel gruppo scelto La parola d'ordine: Il Primato che mi stimola nella mia produzione poetica e mi procura grandi soddisfazioni.
Dichiarazione di Poetica
Mi chiedono: Perché scrivi? Aspettandosi che io risponda: Perché ...
Ecco, tutto sta in questa parola ambivalente, domanda e risposta allo stesso tempo. Ma, a pensarci bene, per quanto mi riguarda, la vera domanda è: perché solo ora?
Evidentemente, per tutti questi lunghi anni in cui ho vissuto intensamente e visitato varie città della nostra Europa, ho avuto tutto il tempo di ascoltare, osservare, cogliere, raccogliere e accogliere, storie mie e di chi mi stava intorno, di fare esperienze nuove e emotivamente essenziali.
Tanti accadimenti epocali hanno influito sulla mia infanzia e la mia fanciullezza vissuti a Bucarest, in anni molto intensi per la mia formazione.
Anni di paura dopo la guerra, di affettuoso vicinato, di amicizie forti e durature, di gioie intense in una famiglia patriarcale, con zii e cugini, tanti, tutti stretti intorno ai nonni, di scuola e compagni di studio, di innamoramenti, liceo, università.
E poi, eccomi a Bologna, matrimonio e figli, anni di piombo, anni come insegnante, alunni, colleghi ...
La mia città di adozione mi ha accolta a braccia aperte, con affetto ricambiato. Mi ritrovo nella sua semplice gioisa quotidianità, nelle sue vecchie mura, nei palazzi carichi di storia, con i loro colori dal rosa, al rosso, al bruno dorato, colori dell'autunno, ora intonati alla mia età.
Ho cominciato col leggere libri e ho finito con lo scrivere una mia silloge. Ho ascoltato il racconto delle vite degli altri e ho incominciato a raccontare la mia.
Tutti mi hanno dato in dono qualcosa che non dimenticherò mai.
Tutti e tutto, insieme al mio vissuto l'ho messo nei miei versi.
... Ho visto più di quanto io ricordi
E racconto più di quanto abbia visto
Restituendo la vita forse mai avuta
A uomini fatti e cose che non ci sono più
Come i fanciulli fabbrico ricordi
Scopro e vedo tutto per la prima volta ...
Poesie
POÈME SATURNIEN
I miei versi racchiudono
il troppo pieno delle mie
frenetiche giornate oziose.
Mentre la mia mente
cerca nella valigia
sempre pronta a brevi viaggi
Tra desideri
eternamente scontenti
e illusioni sempre rinnovate
Tra miraggi senza cadenza
o tarde scadenze
Tra biglietti del tram
obliterati e mai pagati
E fra gli sconti del venti per cento
del supermercato
delle emozioni passate
Se insisto per un po'
Se cerco con pazienza
Ci trovo i miei versi.
Li trovo anche, spesso
ad attendermi, cani fedeli
davanti al mio uscio
o, sparsi, lungo il vestibolo
del mio cuore sempre aperto
mentre io cerco invano
di chiudere al vento dell'autunno.
E da lì che entra
l'odore delle foglie intrise di lacrime
dalla pioggia dei sogni svaniti
spazzate dalle raffiche
del vento del nord
E i suoni attutiti della vita.
Et je m'en vais
Au vent mauvais
Qui m'emporte
Deçà, delà
Pareil à la feuille morte *.
E io scendo con in mano
il solito bicchiere
pieno a metà di parole abusate
e di geniali intuizioni
per cercare il frullatore
o per shakerarle ad uso e consumo
dei lettori inveterati e non.
- Sai però che ti dico, caro Dottore :
se questa è la vita del poeta
Io passo ...
* Paul Verlaine, Chanson d'automne
21 ottobre 2018
EDERA
Ho viaggiato per un po'
in un paese chiamato
Il Paese dei Poeti
Ma ora mi ritrovo fuori
qui seduto
ai piedi di un muro alto
con porte ricoperte
da rompicapi rampicanti
e dai rovi fitti della conoscenza
che squarciano le carni
per tenere lontani i curiosi ...
E qui ci sono fanciulli
a giocare
tra ortiche e rosolacci
E uccelli che cantano
e api e farfalle
e tanto sole
e un venticello
che scaccia le nuvole nel cielo
Scelgo di restare
fuori dalle mura
stanco dell'annoso monotono
e sterile chiacchiericcio
dei saccenti poeti
Sono andato via
sbattendo l'unica porta
che era rimasta aperta
che sia benedetta !
Perché io odio respirare
l'aria stantia
e odio anche
la finta rispettabilità
Sono mie, l'aria aperta
la libertà di aprire tutte
le altre porte
e la scelta di andare via
dove e quando mi piace!
Brucio nell'ardente
appassionato
eterno fuoco dell'amore
e dei pensieri tanto folli
da perdere il respiro
E continuo il mio viaggio
Prendo le distanze dai dotti
e li lascio alle loro ridicole
sentenze
e alle loro piccole verità
E la mia è la polvere
del viandante
e me la tengo addosso
perché viene
dai campi di grano
che attraverso
dalle sottane
e dalle chiome nere
delle ragazze che amo
strada facendo !
Io viaggio nell'eterna verità
e nella mia bisaccia
mi porto appresso Dio
i miei difetti e le fragilità
i palpiti del cuore
i sogni alti o infranti
le albe e i tramonti
le stagioni
i fiumi e le montagne
le mamme coi bambini
i ricordi ...
Tutto mi porto nel cuore !
Poiché non vivo
nel vecchio angusto
Paese dei Poeti
Vivo nel Mondo della Poesia
Io
5 dicembre 2018
NATURA MORTA
Non ci avevo ancora fatto caso
Ma il sole sorge anche in inverno
E se alziamo un po' il prato
Sotto, troviamo rotolato chissà quando
Un bottone, un segreto, un ricordo
O un albero di pero, un melo
Che fiorirà in primavera
Oppure una collina, un viso sconosciuto
Che ci guarda con occhi innamorati
Mentre il vento mi scorre lungo la schiena
In un brivido di paura e di piacere
Sul fondale della scena
Vedo un'alta ciminiera, ritta
Che fuma e consuma il fiato
Giovani fanciulli inoperosi
Contano le gocce della pioggia
Per passare il tempo che non passa
E le madri sferruzzano le ore
Aspettando di spolverar la noia
Con le loro gonne lunghe
E ogni tanto passa una corriera
Oppure sfreccia stanca una bicicletta
Con le ruote mezze sgonfie
E gli uomini che escono dal bar
Fumano cicche mezze spente
Masticando svogliati le ore
Mentre le lancette divorano la vita
Stanno nell'attesa
Di qualche cavalcata amorosa
Nel letto di qualche vecchia fiamma
Che loro chiamano 'morosa'
Passeri grigi stanno appollaiati
Su pali più alti dello steccato
Mentre il gatto finge di dormire
Una goccia pende da una foglia
Appesa ancora prima di cadere
Come un chicco del rosario
Che porto sempre intorno al collo
13 gennaio 2020
IL CARDO E LA QUARTA LUNA
Gorgoni
Di straordinaria bellezza
E orgoglio smisurato
Causaste l'ira
Degli dèi
La voce che ammalia
Un canto fatale
Per i mortali
Pietrificati
Dal loro sguardo
Liberatrici
Di coscienze
Di vita e di morte
Di schiavitù
E libertà
Fermo è il tempo
Che non esiste più
Sono una maga
Anch'io
Strega e Gorgone
Fuori dal tempo
E dallo spazio
Al collo ho un 13
Sulla spalla
Il corvo saggio
È lui che sa tutto
E lo dice
Soltanto a me
Mediatore
Sul confine
Tra vita e morte
Sul mio capo
Ho la luna
Come corona
E in mano porto
Un cardo spinoso
Sapere è potere
Solidificare
Pietrificare
Raccogliere
Tutta la forza
In un batter
Di ciglia
E andare oltre
Scivola piano
Il mio desiderio
Sul mio corpo
Che tristemente
E lentamente
Sfiorisce
È arrivata l'ora
Amore mio
Guardami
Negli occhi
18 marzo 2019
LA CANTATRICE CHAUVE
Il mio cuore è un palazzo
Dove abita tanta gente
Io e te abitiamo insieme
Ma non ci conosciamo
Anche se abbiamo
I nostri nomi sullo stesso
campanello
Io penso di conoscerti
ma tu fai solo finta
A volte anch'io faccio finta
che tu non ci sia
Ma tu ci sei e io scappo
poi tocca a te fuggire
Gioco assurdo
Indossiamo spesso sogni falsi
in fulminee tempeste dove però
l'amore è assente
E se c'è è un amore confuso
che il corpo divora
mascherato da passione
E facciamo ancora una volta la pace
nel momento sbagliato però
E poi scappiamo di nuovo
Quando fuggo
vorrei essere inseguita
e tu non lo fai mai
Ma ora facciamo un nuovo patto
Se un giorno dovessi allontanarmi ancora
Se mi facessi male veramente
Non cercarmi
Non curarmi
Non salvarmi
Lasciami andare per sempre
26 maggio 2018
TACE L'AMARE
Un ricordo trema e vacilla
Sul bordo della mente
Prima di svenire piano
Macchine passano vicino alla stazione
Tace il silenzio
E lo trattiene il respiro
In cerca di carezze dimenticate
Effusioni mancate spente
Melodie obsolete sono vicine
Viceversa lontane le foto
Rigorosamente en noir et blanc
Mentre il tempo di cui disponiamo
Si accorcia visibilmente
La mia esistenza si assottiglia
E cade con un tonfo sordo
Tra le mie scarpe rosse
E il muro del pianto
Dove mi giro vedo graffi
Persino sulla memoria di domani
La stanza si stringe intorno a me
In un un inutile tardivo abbraccio
E di colpo mi sento liberata
Dans mes yeux secs
Il n'y a pas trace de pleurs
Inutile indossare le tue carezze
3 ottobre 2020
ENNESIMO SCATTO
Fallisce il respiro della città
E il ricordo sordo sparisce
Nelle crepe intermittenti dell'asfalto
Che trasuda stanchezza
Mentre il semaforo scatta
Indifferente
Ritma il giorno e la notte
Muovendo labbra livide
Mai coinvolto mai orizzontale
Mi manca quell'odore inconfondibile
Familiare
Di scuola e di ritorno a casa
Scomparso il trillo di voci all'uscita
Sento intorno ronzare
Solitario
Il pericolo che nega le bocche
Agli occhi di chi passa
E l'acqua ristagna sulle
mani nella sabbia
Sembra inchiostro viola
Ormai del tutto secco
Inceppato nella penna del futuro
Scompare la memoria
Ma se sto zitta
L'odore del pane fresco
E dei gessetti del maestro
Li sento ancora rotolare
Intorno
Anche la parola strada
Incrociò l'attraversamento
Pedonale
Lo stop avanti rotatoria
Vetrine promettenti
Possono morire in questa città
Disarticolata
L'audio della radiolina frena
Bruscamente
Tossisce al buio e si spegne
Ricompare la linea d'ombra
Tratteggiata
E fa cadere tutto quanto
Assieme all'eco sorda del ricordo
Avvolta in carta di inutili giornali
8 novembre 2020
È AUTUNNO SULLE LABBRA
Sento il calore di un bacio sulla bocca
Il tocco di un incontro avvenuto allora
E il dolore che avevi dimenticato sulla sedia
Quando te ne andasti tanto tempo fa
Pezzi di luna brillano stanchi
Sul tavolo apparecchiato per due
E so che attenderò ancora ore
Forse giorni interi con i gomiti
Appoggiati sulle ginocchia
E con la testa fra le mani
Credo che quest'autunno non avrà una fine
E se anche il vento muore e poi ritorna
Le foglie ingiallite non lo fanno mai
La nostra estate è ormai finita
Qui abita soltanto la nostalgia
Che ha trovato rifugio nel mio cuore
Perché settembre è indifferente
E non apre più i cuori
Non mi resta che aspettare
17 settembre 2020