Oana Lupascu - Mai come me

COMMENTO DI ARMANDO SAVERIANO

 

La voce di Oana Lupascu è tutta un rigoglio di immagini sedimentate o immediate, consegnate alla custodia del sempre.Una custodia per tutte le liquide stagioni. Della sua poesia,che attraversa canali di vento, si apprezzano profumo e musica, l'inno irriducibile rivolto all'intero creato, all'amore avventuroso che dà l'estasi e ferisce. La sua voce, ripeto, fa eco alle grandi figure di un tempo che mai rimane in ombra: Elizabeth Barrett-Browning, Christina Georgina Rossetti, o autrici più vicine a noi come Jacqueline Risset, la Spaziani.Fluidità e scioltezza sintattica in forme libere e cangianti. Le sue sono storie o monologhi interiori di piacevole lettura, che si leggono a gambe incrociate sui cuscini, lasciandosi guidare in territori stranieri e familiari nello stesso tempo, presi dalla fascinazione di personaggi femminili che costantemente, e nel bene e nel male, correggono o scompigliano lo status quo dell'abitudine con tempeste emotive, tra aspirazioni e ideali lesionati senza alcun volere o preavviso.

 

RECENSIONE DI ARMANDO SAVERIANO

 

Oana Lupascu non è proprio autrice che può passare inosservata: la sua produzione è continua, considerevole, rigogliosa; è lo scorrere ininterrotto di un fiume, sorgente e luogo d’esperienze comunicative e sonore, capaci di agire sull’immaginario e di imprimersi nella pellicola del ricordo e della coscienza. E’ il suo flusso una dinamica che attira e coniuga i toni alti dell’epos, dell’elegia, del dramma e della commedia umana.

I versi sono pervasi da un magnete esistenziale che prolunga sino all’estremo il desiderio e l’urgenza del “fare”, senza chiudere niente né rimuoverlo, servendosi di una stratigrafia linguistica che spesso inneggia senza retoriche la paleografia dell’istante, l’archè della memoria. Ogni componimento, ogni strofa, ogni singola parola contengono la sostanza ineffabile che percepisce orizzonti lontani e vicinissimi dettagli altrimenti - e comunemente – invisibili. Istante per istante, la poeta di Mercurea respira la realtà, la reimpasta, la dosa, la condensa, la sintetizza, la metabolizza e la guada, ora assumendola in sé ora operando una scissione da sé; la rende cantabile, la raffigura in quadri animati che ammiccano alle malìe del teatro, le dà il giusto peso, le attribuisce il calore o il gelo, assestandola spesso in un efficace linguaggio parlato, che ha notevolissima padronanza e sbrigliata passione; non conosce sbandamenti, la parola, mentre emozione e sentimento confessano la propria mutevolezza e soffrono dello scatto imprevedibile del capriccio del caso. I suoi spartiti mostrano un coerente sfondo di sensualità che disdegna slabbrature ad effetto; l’eros segue linee naturali esplicite, non futilmente sconce, non artatamente afasiche: insomma, prive dell’uno o dell’altro artificio. La poetica della Lupascu è una scuola dello sguardo che fugge la tipologia dell’inappartenenza e dell’anonimità: è tutto il contrario. L’area significazionale degli spunti e degli stimoli è fitta fitta, sgrana ventaglio nei ventagli, comporta di conseguenza un’attenzione capillare, per cui non basta una prima chiave di lettura: non offre insomma alla ricerca una facile decodifica. I suoi testi così densi, così addizionanti per accumulo, risemantizzano (come accade in quelli ancor più alluvionali di Ludovica Trimarchi) il binomio presenza-rappresentazione; questa poesia avvince per la varietà estensiva, è sapiente gamma lessematica orchestrata in tratti figurativi, in simboli, emblemi in bilico tra escapement e svelamento. “MAI COME ME” estrinseca una voce molecolare dal pulsare fenomenico, mette in tensione riflessioni conflittuali. La poeta è ella stessa ‘luogo’ di stupefazione, tra neoromanticismo e neomisticismo, ha natura poliprospettica; la parola evoca, raggiunge, significa, fissa l’evento; ne descrive all’occorrenza le configurazioni, le coordinate, le impellenze e le scadenze, le metamorfosi, senza arroganze antiliriche o di lirismo immanente. Una poesia variegata e vitale, contro la dispersione e l’impoverimento attuale provocato da autori privi di tenuta, accecati dal feticismo del testo, come lo chiamo io; una poesia onesta, che non affievolisce, non indebolisce né debilita il sostrato morale e la funzione sociale. La scelta dei testi risulta attenta, esemplare: difficile segnalare un titolo e sottacerne un altro. “Pitagora e poesia”, “Interno di notte”, “Il cardo e la quarta luna”, “In viaggio con me”, “Rouge, pair et manque”, “A penny for your thoughts”, l’eccezionale “Edera”, “La cantatrice chauve” e “Poème Saturnien” estrudono il bisogno di testimoniare senza pretese di insegnamenti o alchimie provenienti da questa o quella Arcadia. Oana Lupascu è spirito indipendente e autonomo, che si concede e dona momenti di pienezza, e transita talvolta in una ironia anticonvenzionale e a suo modo anarchica. Rimarchevole il livello tematico, sconcertante la verità mai forviata, dissimulata o truccata, eccellenti andamento e resa linguistica. Oana Lupascu, rumena padrona disinvolta della lingua italiana, ha completato gli studi liceali a Bucarest, nel liceo “Vasile Alecsandri”, ha frequentato il corso di Laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne, nell’Università di Bucarest, per poi conseguire la Laurea in Lingua e Letteratura Francese presso l’Ateneo di Bologna. Ed a Bologna ha insegnato Lingua Francese. Attualmente in pensione, ha collaborato con la Casa Editrice Grund di Parigi e coll’OPEF (Office de promotion de l’Edition Française). Conosce inglese e russo, e ha fatto traduzioni in e da queste lingue. Il libro “MAI COME ME” riporta in copertina e in quarta un dipinto di Maria Pia Ricciardi, ed è prefato da Piera Pistilli. È, credo, la prima pubblicazione di Oana. La segnalo ufficialmente a Giuseppe Cerbino e a Federico Preziosi per il prossimo secondo ciclo, a partire dalla metà di settembre, della web trasmissione LA PAROLA DA CASA.

 

 

MAI COME ME – Oana Lupascu – PP 194 – Inchiostro e Passione Edizioni – Giugno 2020 – Euro 16,00