Michele Carniel - Figlio del Piave

Liriche e prose rappresentative, tutte con la stessa volontà di impressione, felicemente compiuta, compongono un nucleo in scala a chiocciola meditativa - ma anche ambiziosamente impulsiva; una scia di modulazione e rimodulazione delle parole; un pronunciamento del dire e contemporaneamente, sottilissimamente, la sua dismissione: un respiro d'abbraccio universale nell'intera raccolta, spartita con equanime peso tra lirismo e prosa, che riflette e confida. Ottimo il biglietto di presentazione di un autore che non si esalta verbalmente e non si butta sulle tracce della 'necessaria' letterarietà. Carniel è portato, per elezione, alla 'fonte della meraviglia', ai processi razioemotivi che mai forzano, in nessun modo e senza scaltro artificio, il poiein piano, originale, elegante, con la sottesa ansia di comunicare desiderio e bisogno di imparare sempre di più dalla fermezza del suo amore per il riversarsi in inchiostro entro gli spazi tra ispirazione e attesa. E ce ne accenna nella dichiarazione di poetica a pag.41: " Sciolto nell'umidità dei miei pensieri...// Dirigo due dita in gola/a misurare il vento in profondità/tra i sospiri/dove l'eco sbrana le corde vocali/lasciandomi afono e sconfitto ". Trapela subito, e non per stratagemmi retorici, e neanche per calco stilistico, la discrezione dignitosa con cui il poeta di San Donà di Piave procede al dissodo di zolla della propria interiorità con una specie di onesto spiritualismo laico che non disturba l'eccedenza del soggetto lirico, anzi. Leggiamo, a pag. 84, un'infilata di perle: "Nel processo di spegnimento delle candele/perdo qualcosa/non lo so cos'è tutta questa inquietudine// Troppe le pieghe sui fogli dimenticati,/devastanti le piaghe che contorcono/la corolla del mio sapere...// a piedi scalzi cerco redenzione...//Trovo in te il disarmo della falce/un nettare che nutre la mia essenza/L'amore che non illude d'essere tempo". Un abile artigiano del logos? Sarebbe riduttivo. Piuttosto, un rabdomante del senso, attento allo schiocco dell'intuizione che prende coscienza di ciò che non può rimarginare e di quel che pur nella rivelazione, rimane inalterato e sembra tuttavia porre tanti e altri punti di domanda. "Tra il Piave e la luna" ascende al grado di breviario dell'esistere in pensiero emotivo e del premunirsi/premurarsi rispetto a tutto ciò che pesa e ciò che manca. A pag.61 la solida sopravvivenza del grido: " Ingoio cocci di luce...// Resisto!...//Da quando ogni foglia che/ cadendo/ aggredisce il catrame/per un semplice sparire/per vincere la morte."

 

Michele Carniel TRA IL PIAVE E LA LUNA Poesie e Riflessioni in prosa - Sillabe di Sale Editore - Ottobre 2019 - PP 130 - Euro 13,00